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Il Tasso Barbasso (Verbasco): una pianta morbida, pelosa e… sorprendentemente utile!

Giovanni, in questo video ci spiega le caratteristiche della pianta chiamata Tasso Barbasso ( Verbasco o Verbascum  thapsus delle Scrophul...

Giovanni, in questo video ci spiega le caratteristiche della pianta chiamata Tasso Barbasso (Verbasco o Verbascum thapsus delle Scrophulariaceae). 

Tra leggende, proprietà terapeutiche e usi impensabili, scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere su questa affascinante pianta.

Un nome barbuto.

Partiamo dal nome, perché il Tasso Barbasso non poteva passare inosservato. La pianta è interamente ricoperta di una folta peluria, tanto che gli antichi, con una buona dose di fantasia (e un pizzico di ironia), la paragonarono a un vecchio con la barba lunga e ispida – e da qui il nome.

Ma attenzione, i suoi peli non sono lì solo per stupire i botanici o per fare chiacchierare i contadini. Sono uno strumento di sopravvivenza! Servono a proteggerla sia dagli animali golosi delle sue foglie sia dai capricci del clima: funzionano come una sorta di crema solare e cappotto invernale tutto in uno. Un vero genio della natura, non credete?

E poi ci sono le sue foglie: oltre a essere un po’ pelosine, descriviamole come il cuscino più morbido del regno vegetale. Non è un caso che la morbidezza abbia attirato l’attenzione di generazioni di “utilizzatori creativi”, come vedremo tra poco.

Una farmacia… con la barba.

Il Tasso Barbasso non è solo bello da vedere (e coccolare, se vi piacciono le texture pelose), è anche un potente alleato per la nostra salute. Fa parte della famiglia delle Scrofolariacee – non temete, il nome sembra complicato, ma la pianta non lo è. Usato come rimedio naturale fin dai tempi antichi, era famoso per combattere la "scrofola", un’infiammazione linfatica simile alla tubercolosi.

La sua forza? Sta nei flavonoidi, sostanze naturali dalle proprietà antinfiammatorie. Il Tasso Barbasso ha un curriculum di tutto rispetto: le sue foglie e fiori si trasformano in decotti miracolosi per la salute della bocca e della gola. Un paio di sciacqui e la vostra bocca (e magari anche voi) vi ringrazierà.

Avete gengive infiammate o mal di gola? Bene, preparatevi un infuso con le sue foglie e fiori: un rimedio naturale perfetto (e soprattutto economico).

Le leggende del peloso.

Ogni pianta speciale ha una sua leggenda, e il Tasso Barbasso non fa eccezione. In passato si credeva che estirparlo portasse un bel po’ di guai. Pare che chi osava strappare questa pianta rischiasse di finire con una casa… a pezzi. Letteralmente, veniva colpito da “i fini”. Non sappiamo chi abbia inventato questa storia, ma il risultato era chiaro: nessuno osava neanche sfiorare la pianta, che rimaneva sempre dov’era.

Questa superstizione ci dice molto sul rispetto (e sulla paura) che gli antichi avevano per il Tasso Barbasso. 

Quando la natura diventa pratica.

Forse non lo avreste mai detto, ma il Tasso Barbasso non si è limitato a curare e a ispirare. Ha avuto anche un ruolo molto, ma molto pratico. Le sue foglie morbide erano perfette in caso di… emergenze nei campi. Immaginate di trovarvi in mezzo alla natura, senza un bagno e soprattutto senza carta igienica. Ecco, il Tasso Barbasso era lì per voi: foglie soffici e delicate pronte a salvarvi la giornata. Non era fatto apposta, certo, ma sembrava proprio così.

Inoltre, le sue foglie venivano utilizzate anche per altri scopi “casalinghi” (e naturali, ovviamente). Insomma, questa pianta sa davvero essere utile in ogni contesto, è il classico amico che tutti vorremmo avere nei momenti di necessità!

Una star dalla peluria leggendaria.

Il Tasso Barbasso è una pianta capace di sorprendere anche i meno interessati alla botanica. Dalla sua morbida peluria, alle sue proprietà officinali, fino ai suoi usi più insoliti, questa pianta ha saputo conquistare un posto speciale nella storia e nella leggenda. Quindi, se mai vi trovate tra i campi e vedete un Tasso Barbasso, prendetevi un momento. Non solo per ammirarlo, ma anche per portare con voi un piccolo aneddoto che, garantisco, potrete raccontare con un sorriso.

Ricordate: quando la natura crea una pianta morbida, pelosa e geniale, l’unica cosa da fare è celebrarla. E magari evitarne l’estirpazione… per sicurezza!

Etimologia del nome Verbasco è differente.

Affrontiamo il nome Verbascum con il rigore di un etimologo e la curiosità di un botanico affascinato dalle parole. Questo nome, così elegante e dal suono antico, affonda le radici nella radice indoeuropea virb, che significa “verga” o “ramo” (lo stesso da cui deriva anche Verbena). Un riferimento decisamente calzante, visto il portamento slanciato della pianta.  

Ma il vero mistero si svela guardando al nome greco: phlomos. Questo termine nasconde origini ancora più antiche, risalenti alla radice preindoeuropea bhle, che è un vero e proprio gioco semantico: significa sia “gonfiarsi” che “brillare”. E cosa c’entra con la pianta, vi chiederete? Qui entra in gioco la praticità degli antichi: il Verbascum veniva usato come stoppino per le lucerne, quelle lampade ad olio che illuminavano le notti di millenni fa.  

Persino nelle terre lontane della Mesopotamia, dove si parlava accadico, il nome della pianta si traduceva con la parola “lucerna”. 

E quindi, ogni volta che guarderete questa pianta, ricordatevi che porta dentro di sé non solo i raggi del sole che hanno plasmato le sue foglie e infiorescenze, ma anche un retaggio linguistico che continua a brillare, seppur silenzioso.

Approfondimenti

Vedi video di Marco Pardini sul Verbasco

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